venerdì 20 aprile 2012

IL Tirreno verso il big one?

Molto propabile, purtroppo. Basti pensare che dal 23 marzo ad oggi, tra il cosìddetto tirreno meridionale B (dove si è registrata l'attività sismica maggiore), le Isole Eolie e la costa tirrenica calabra, si sono verificate circa 40 scosse di terremoto, tutte superiore a 2. E la situazione non è affatto  diversa nei mesi scorsi in cui, diversi eventi sismici, hanno interessato la faglia del Pollino e l'area del Crati. Infatti, a conclusione di una ricerca condotta da un gruppo di geologi della Carnegie Institution, della Rice University e dell'Università della California a Berkeley, ovvero Paul Silver, Taka'aki Taira, Fenglin Niu e Robert Nadeau ( i coordinatori dello studio), che con sismometri di altissima precisione sono riusciti addirittura a monitorare sottili cambiamenti nella resistenza di una faglia profonda (un fattore centrale per il verificarsi dei terremoti che finora però non era possibile misurare dalla superficie terrestre),  è pacifico affermare che "I terremoti si verificano quando una faglia cede, o a causa dell'aumento dello stress o a causa dell'indebolimento della faglia stessa. I cambiamenti nella resistenza della faglia sono molto più difficili da misurare dei cambiamenti nello stress, specialmente per le faglie profonde. Il nostro risultato apre eccitanti possibilità di monitoraggio del rischio sismico e di comprensione delle cause dei terremoti", ha spiegato Taira. La sezione della faglia di San Andreas, ad esempio, studiata dai ricercatori, quella in prossimità di Parkfield, è per i geologi un "sorvegliato speciale", tanto che si sono dotati di una estesa e sofisticata rete di sismometri di ultima generazione. Le registrazioni relative ai numerosi piccoli terremoti che interessano la regione hanno in particolare rivelato che all'interno della zona di faglia esistevano aree con fratture riempite di fluidi. Ciò che ha attirato l'attenzione degli studiosi è il fatto che di tanto in tanto queste aree si spostavano leggermente. E che proprio durante questi periodi, le serie di piccoli e ripetuti terremoti diventavano più frequenti, un fatto che indicava un indebolimento della faglia. "Il movimento del fluido in queste fratture lubrifica la zona di faglia e quindi la indebolisce", spiega Niu. "Lo spostamento complessivo dei fluidi è di appena dieci metri ad una profondità di tre chilometri, e quindi sono necessari sismometri particolarmente sensibili per rilevare questi cambiamenti". I ricercatori hanno anche notato che in due occasioni questi spostamenti si sono verificati dopo che la zona di faglia era stata disturbata dalle onde sismiche provenienti da due imponenti terremoti avvenuti a grande distanza, uno dei quali era quello che nel 2004 ha interessato Sumatra e le isole Andamane: la pressione esercitata da quelle onde sismiche è stata sufficiente a provocare uno spostamento dei fluidi nella sezione della faglia di San Andrea sotto osservazione. "E' possibile dunque che la forza della faglia e il rischio di terremoti sia influenzato da eventi che avvengono dall'altra parte del globo", ha concluso Niu. Così come non è difficile che l'attività sismica di una faglia, "stimoli" in qualche modo una faglia vicina. Ed ecco perchè ad esempio, solo pochi giorni fa, per effetto della piena attività tellurica nel Tirreno meridionale B, si è verificato un sisma 4.9 a Palermo, ovvero nel Tirreno Meridionale A. Detto questo, la forbice ormai è piccolissima e se dovessimo ribadire il concetto già espresso in altri articoli sull'influenza dell'allineamento planetario  in atto sull'attività tellurica terrestre, potremmo ipotizzare alcune date precise (dal 28 aprile , 5 e 10 maggio, 20 maggio,5 giugno, 6-10 giungno, 15-20 giugno, 25 luglio).  Per il momento è tutto,

                                                            La Velina dell'Astronauta


           Due immagini molto chiare, che dimostrano come l'attività del Marsili sia in grado di provocare fenomeni distruttivi sia sulla costa calabra, individuata come Tirreno Meridionale B, sia sulla costa settendrionale della Sicilia che comprende Palermo ed è denominata Tirreno Meridionale A.

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